Jean de La Fontaine nacque nel 1621, a Château- Thierry, in Picardia, nel Nord della Francia.

Suo padre era “maestro di acque e foreste”, la sua famiglia non nobile ma piuttosto benestante. Jean che era il maggiore fu avviato alla carriera ecclesiastica, ma uscì prestissimo dal seminario per rivolgersi agli studi di legge.

Nel 1647 il padre arrangiò un matrimonio con Marie Ericart, donna bella e intelligente, ma, come del resto lo stesso La Fontaine, poco adatta alla vita domestica e coniugale. Da quel matrimonio nacque un figlio, che La Fontaine trascurò sempre. I due, pur restando in buoni rapporti, giunsero a una separazione dei beni nel 1658 e poi a un progressivo definitivo allontanamento.

Già da qualche anno Jean viveva per lunghi periodi a Parigi dove aveva conosciuto il mecenate dell’epoca, il Sovrintendente Fouquet. I Contes, racconti di tema licenzioso ispirati al Boccaccio e all’Ariosto, pubblicati nel 1664, sono la prima opera importante. In quello stesso periodo si costituisce il famoso quartetto di Via du Vieux Colombier, formato, oltre che da La Fontaine, da Racine, Boileau e Molière. Nel 1668 escono i primi sei libri del le Fables, che restano, anche nelle versioni riviste e ampliate, l’opera d’importanza assoluta, nella sua non esigua produzione. Fu protetto, dopo che da Fouquet, dalla duchessa d’Orleans e poi, alla morte di lei, da Madame de la Sablière, presso la cui cor te visse circa vent’anni. Pertanto, benché per il suo carattere dissipatore fosse rimasto privo di risorse economiche personali, la Fontaine poté vivere ammirato, sereno e produttivo per molti anni. Fu solo alla morte della sua grande protettrice (1693) che, sentendosi vecchio e malato, decise di abbandonare la vita e le idee libertine per rivolgersi alla religione. Morì due anni dopo, nel 1695.

A giudizio di Flaubert, La Fontaine fu il solo poeta, prima di Hugo, ad aver padroneggiato completamente le potenzialità della lingua francese.

Una lettura eretica delle favole